Primo Campus di Territori Sensibili
sabato 25 e domenica 26 gennaio 2024
“Territori Sensibili” è stata una bella sfida! L’iniziativa ha ricevuto oltre 30 proposte da giovani del territorio, tutte molto diverse tra loro: festival musicali, spettacoli teatrali e di danza, reti per il gioco di ruolo, spazi-studio dentro monasteri e abbazie, skateboarding itinerante, street art per riqualificare le città e nuovi modi per fare informazione.
Tra queste idee, 13 progetti sono stati selezionati e i giovani proponenti hanno partecipato al “laboratorio di rimescolamento”, un momento fondamentale per migliorare le proposte e farle crescere con il supporto del bando. “Abbiamo scelto i progetti più aperti al confronto”, ha spiegato Laura Caruso, che ha guidato il primo incontro. Lo scopo è stato quello di favorire il dialogo e lo scambio tra i partecipanti, suddividendo le idee in quattro categorie: giochi di ruolo, festival, redazioni e nuove produzioni artistiche.
Il laboratorio si è svolto il 25 e 26 gennaio a Palazzo Muglioni, coinvolgendo una settantina di ragazzi tra i 17 ei 28 anni, provenienti da Sansepolcro, Città di Castello, Anghiari, Montone e Pieve Santo Stefano. Sono state due giornate intense di confronto e creatività , che hanno dimostrato come i giovani siano tutt’altro che disinteressati al mondo che li circonda. Anzi, il bando ha fatto emergere tantissime energie creative, fondamentali per il futuro della Valtiberina, tra Toscana e Umbria.
Un altro aspetto importante è che “Territori Sensibili” offre ai giovani universitari la possibilità di pensare a un futuro nella loro terra, senza dover per forza andarsene. E per chi è già partito, potrebbe essere un’occasione per tornare e contribuire alla crescita della propria comunità.
Il sabato pomeriggio Bernardo Cumbo parte da una domanda apparentemente semplice: Perché siete qui?
Ogni ragazzo e ogni ragazza dà la propria risposta. Bernardo sottolinea le parole che accomunano tutti gli interventi delle/dei partecipanti: comunità, cambiamento, connessioni, rete, gruppo, amici.
Bernardo racconta la sua esperienza di due anni trascorsi in un eco-villaggio. Poi chiede ai partecipanti al campus una parola per descrivere quello che fa di un’idea un’esperienza di successo, ovvero realizzabile.
Queste le risposte: crederci, dedizione, rete, pazienza, darsi una mano, coraggio, passione, immaginazione, consapevolezza reale, sacrifici, modelli per ispirazione, passa parola, buttarsi, bello sentire che l’uno ha sempre bisogno dell’altro.
Bernardo sostiene che i due elementi fondamentali per portare avanti un progetto sono:
- La passione, la motivazione, gli ideali…
- La collaborazione
E invita a non aver paura del conflitto. I conflitti sono una grande opportunità per conoscere se stessi e gli altri.
“Chiedersi sempre “E’ questo che voglio fare?”
“Chiedetevi “Perché lo faccio?”
“Chiedetevi “Ha un impatto sulla comunità?”
La collaborazione è un elemento centrale. Cercate di capire come potete contaminarvi.
Fa poi riferimento alla vita in un eco-villaggio e alle competenze che si possono mettere a disposizione degli altri: “Da soli si va più veloci ma insieme si va più lontano”.
E ricorda il suo motto: “Si può fare. Credeteci e portate il vostro impatto positivo nel mondo”
La domenica mattina Alice Franchi propone l’esercizio “un mare di pesci”. Le ragazze e i ragazzi circolano nella stanza, quando viene pronunciato stop si fermano, rispondono alla sollecitazione che pone la stessa Alice dialogando con la persona che in quel momento hanno di fianco, di fronte, in prossimità.
Queste le tre sollecitazioni:
- Qual è un vostro sogno?
- Qual è il contributo che sentite di poter portare dentro al gruppo di Territori sensibili?
- Cosa pensate vi possa dare questo progetto?
Alice racconta l’esperienza di viaggio in Centro America. Si sofferma sulle storie di donne e comunità indigene, che sono storie di resistenza collettiva. Cita l’esperienza di Araceli Dominguez, attivista ambientalista messicana che si batte da oltre quarant’anni per la biodiversità. E’ lei a dare una speranza anche per l’occidente: “sono le comunità di montagna e delle aree decentrate ad avere una possibilità in più… poter mettere in atto quelle pratiche collettive che hanno nascono e originano in un passato non ancora completamente cancellato”.
Il ritrovarsi qui a Caserma Archeologica, a intrecciare relazioni per dar vita a progetti condivisi, ha sicuramente tutte le potenzialità per divenire un percorso importante di comunità attiva.
Il progetto è frutto della collaborazione tra cinque associazioni della Valtiberina : Libri Fatti a Mano (Pieve Santo Stefano), Malakos e Caratteri (Città di Castello), Visit Badia Tedalda e CasermArcheologica . Insieme, hanno creato un programma biennale di attività che vedono la cultura come un mezzo di cambiamento e innovazione.