Essere qui, prima conversazione al tramonto

24 Febbraio 2021
Conversazione al tramonto

Domanda: «Quale beneficio trarrà la comunità di Sansepolcro e le comunità culturali allargate da questa residenza? Cosa lasciamo agli abitanti?»

L’essere qui è già un fatto artistico. La residenza come atto di fede, ha un profondo senso politico, ma lo è solo se è dichiarato.

E’ un atto di fede o di disobbedienza?

E’ testimoninanza di un “si può fare”. In realtà quello che stiamo facendo si può fare. Perché non lo abbiamo fatto finora? La testimonianza potrà essere esempio per altri, ciascuno potrà trovare la sua forma. Ma non basta solo esserci, serve comprendere e dichiarare l’intenzione. Anche se non abbiamo un esito definito, dobbiamo avere un’intenzione da cercare.

Spazio sacro e spazio intenzionale.
Il corpo multiplo pensante,
la sapienza dei corpi.

I corpi pensanti, memoria dell’esperienza.

Il fatto di esserci porterà un futuro diverso solo per il fatto di averlo vissuto. Questo farà crescere anche le comunità in cui torneremo.

Riuscire a comunicare con semplicità questa bellezza. Le cose che hanno un valore, hanno un eco, un riverbero, anche dopo tempo, dobbiamo avere fiducia in questo.

Spazio e tempo di ricerca di base, vicina alla scienza, indaga le possibilità, non stretta nei limiti degli indicatori di impatto.

L’arte è quella cosa che perturba l’inerzia della cultura.
Arte rispetto a cultura: l’arte continua a compromettere la cultura.

Se la sovrastruttura intorno a noi viene a mancare, che tipo di esigenza rimane del mio lavoro? La mia ricerca ha ancora senso, il mio lavoro che senso ha?.

Io avevo bisogno di risemantizzarmi l’anima. Eravamo magneti scarichi, essere qui mi risignifica e mi riempie di energia.

Ma torna la domanda di cosa rimane;
Lasciamo un inizio. Riconosciamo i tratti dell’impresa.

C’è un atto in latenza.

La narrazione di ciò  che facciamo è come un estendere l’invito che abbiamo ricevuto, a chi non è qui.

L’isolamento, la solitudine che abbiamo provato è simile a ciò che comunque avviene ogni volta che il sistema ci espelle.
Quel sentirsi al margine però normalmente può rientrare grazie alla vita sociale di ciascuno che ci aiuta ad alimentare il desiderio.
Questo periodo ha fatto sentire tutti espulsi.

Reinventari le proprie misure, i propri spazi dell’agire, dare valore a un tempo del fare.

Arte e vita, in questo anno mi sono molto chiesta se serve dire qualcosa, darsi la possibiliù di non essee per forza prestanti, concedersi il silenzio.

Io ho un punto di vista, ma il mio lavoro mi supera.
Sono al servizio del mio lavoro. Il mio lavoro parla per me.