la notte ci rende felicemente istintivi. decidete dopo il calar del sole. le modalità di provocarsi ferite, non accidentali, sono inconsciamente la maniera che abbiamo per capire cosa ci fa star male e inconsciamente non sappiamo specchiarci e porci le domande che ci servono per trovare il coraggio di cambiare. forse si è troppo deboli, troppo provati, ci dichiariamo falsamente pieni di speranza non udendo quanto ci si lamenta realmente. credo che riaquisire la lucidità sia il primo punto di partenza, chiedere aiuto appare vergognoso? é proprio quí che deve iniziare la procedura di riflessione. esistono persone, io mi metto tra queste, che strette e costrette vibrano, tremano, coscienze che devono vomitare, più soffocano i conati, più poi proveranno dolore, quello che fa urlare nei cuscini la notte, quello che pietrifica tra le lenzuola, quello che fa vedere solo l’asfalto dai balconi. finalmente esplodi implodendo. passata la tempesta, dato sfogo al dio odino e thor che abbiamo dentro, il martello batte sui fulmini sempre più lentamente allontanandosi, restano le nuvole. cosa fare ora? volere desiderare, un segno arriva. credere di riuscire appare impossibile, senza allontanare questo pensiero, a meno che non vi si possa chiamare buddha, gesú, maometto, non si smette di fumare cercando di non pensare alle sigarette, vivere giorno e notte per giorno e notte. montecristo: aspettare e sperare. domanda da porsi sempre -secondo me, io non sono una psicologa ma cerco di essere la mia psichiatra- persone che vogliono bene disinteressatamente? no soldi in mezzo, no lavoro, no familiari acquistati.
questa in Italy ve la sognate!!!
Cominci a scrivere metafisico , come un quadro di Guttuso, con punte verso l’iperreale di Dali.
Eddaglieeee