18 artisti immersi nella natura della Valtiberina. “Chiudersi per aprirsi” al dialogo e al confronto, dopo mesi di isolamento.
L’incontro nasce dall’esigenza di creare, dopo mesi complicatissimi a causa della pandemia, un’occasione di confronto profondo tra artisti che sentono l’esigenza di ascoltare, approfondire, indagare il momento storico che stiamo vivendo, per non rinunciare al dialogo, anzi per costruire nuovi scambi, nuove traiettorie, radicali e radicati al desiderio di costruire pensiero ampio.
L’idea nasce dalla riflessione, maturata in questi anni di voler creare a CasermArcheologica un riferimento per artisti che si sentano di condividere a Caserma i processi, una comunità accogliente, aperta, in cui si possa lavorare non solo sull’ospitalità, ma sulla continuità dei rapporti, e creare possibilità per tutti gli artisti e le artiste che fanno una ricerca, in cui cercano fortemente l’incontro e il confronto con “l’altro”.
Abbiamo condiviso fin da subito l’idea con Stefano Té, regista del Teatro dei Venti, ma anche Direttore artistico del Festival Trasparenze, una realtà quella di Modena in cui riconosciamo tutta la forza della missione, dell’impegno poetico militante.
La residenza ha avuto come tema la Fede, un tema ampio che ha moltissime sfumature e stratificazioni, culturali e intime, introdotto insime all’invito agli artisti da Emmanuele Curti, autore e progettista culturale nel testo “Sfidare la fede”. Da questo siamo partiti, con un primo importante patto, raccogliere quanto sapevamo della fede, per poi insieme abbandonare ciò che conoscevamo per sperimentare insieme territori sconosciuti.
Con questo spirito siamo arrivati a Sansepolcro il 20 Febbraio, dall’Emilia Romagna, dall’Umbria, dalla Campania, dalla Sicilia e dalla Toscana, dopo un anno di isolamento, mentre tutto intorno stava peggiorando ed era forte la sensazione di pericolo, noi si siamo incontrati, alcuni già si conoscevano, altri si sono conosciuti lì per la prima volta.
Pur non avendo chiesto nessun esito, ogni artista ha maturato l’urgenza di testimoniare la resienza attraverso gesti, testi, piccoli riti la cui documentazione ravccogliamo qui, insieme al testo “La vera opera”, testimonianza al termine di Azzurra D’Agostino.
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