Racconto di: Eleonora Marangoni
Foto: Silvia Noferi
Un luogo non è fatto solo da quelli che lo abitano e lo vivono ogni giorno, ma anche da coloro che da lì passano, che gli gravitano intorno o con lui hanno a che fare anche solo saltuariamente, per geografia, amicizia, destino o necessità. Siamo uscite da palazzo Muglioni, e abbiamo incontrato i vicini di Caserma, gli abitanti e i commercianti del borgo. Nel nostro racconto li abbiamo chiamati « Facce da caserma ».
CasermArcheologica è un posto pensato per unire, connettere, mescolare, scoprire e far conoscere; un luogo che è nato e che resta anzitutto collettivo, per origine e vocazione. Le « Facce da caserma » non solo dunque quelle che troviamo abitualmente all’interno di questi spazi, ma quelle di persone che quel luogo lo conoscono, lo frequentano, lo osservano da fuori. Sono persone molto diverse tra loro, tutte profondamente legate al territorio di cui fanno parte. Ognuna a modo suo, con la sua storia, i suoi aneddoti e la sua visione. Ad unirle tra loro è proprio CasermArcheologica: un posto che non assomiglia a nient’altro, e che per ognuno rappresenta qualcosa: qualcosa che prima non c’era e che adesso invece esiste, vive, muta ed evolve di continuo, genera legami e incontri imprevisti. Anche in tempi complicati come questi.
MAJA
Ufficio del turismo
Maja abita a Sansepolcro da tredici anni. È arrivata in Italia dalla Dalmazia dopo la laurea in lingue. Non è stato semplice per lei ambientarsi, trovare un lavoro, farsi degli amici. Parlava tre lingue, era sposata a un uomo che in quei luoghi era nato e cresciuto, eppure inizialmente faticava a sentirsi parte attiva della comunità del borgo. Poi ha avuto l’idea di seguire delle lezioni all’università di Arezzo, come auditrice libera. Ha imparato il tedesco, e dopo qualche mese si è presentata all’ufficio turistico. « Serve qualcuno, per caso? », ha domandato ormai dodici anni fa. È stata assunta part-time, e due anni dopo a tempo pieno, nel posto che occupa ancora oggi.
Quando Maja parla di CasermArcheologica le ridono gli occhi, e sottolinea come la grande mossa delle due fondatrici Laura Caruso e Ilaria Margutti sia stata riuscire « imporsi » sul territorio, con entusiasmo e fermezza. Lavorando duramente, innovando nel profondo ma conservando con amore, riportando alla luce posti e legami sommersi e segnando al tempo stesso l’inizio di un nuovo corso.
« Che Sansepolcro sia un posto unico lo sanno tutti, sia quelli che come noi ci vivono che i turisti, che passano a visitarci. L’anima di Piero [della Francesca] qui è ovunque: veglia e regna sul borgo ma, per quanto insuperabile, non deve per forza essere l’unica risorsa di questa cittadina. CasermArcheologica ha questo merito: aver capito che qui nel borgo ci si poteva occupare anche di altro, si poteva fare arte e cultura in modo davvero contemporaneo.Ci è voluto del tempo per farlo capire ai biturgensi, e non sempre è stato semplice, ma Ilaria e Laura ce l’hanno fatta. Ognuna con il suo passo e la sua voce, ma in nome di un intento comune, che finisce per riguardarci tutti. »
WANDA E FABRIZIA
Caritas
Oltre a CasermArchelogica, palazzo Muglioni ospita al piano terra gli uffici della Caritas. Sono loro, i vicini più prossimi di Caserma, ed è una felice e in qualche modo toccante coincidenza che un luogo di aiuti «pratici » e di coesione sociale conviva con un posto nato per creare legami artistici e umani.
Alla Caritas Wanda e Fabrizia lavorano da anni come volontarie. La prima è una maestra, l’altra una ragioniera in pensione. Insieme a loro c’è Giuliana, e dal 2012 la vecchia sede di palazzo Graziani si è trasferita qui. Ascolto e accoglienza: queste le parole chiave del loro lavoro quotidiano fatto di abiti, provviste alimentari, annunci di lavoro e servizi di supporto alle famiglie. L’emergenza Covid ha moltiplicato le emergenze e le richieste di intervento, e la raccolta fondi che la Caritas ha promosso in questi mesi è stata essenziale per stanziare gli aiuti necessari alla comunità del borgo. « CasermArcheologica ha partecipato con una donazione generosa», raccontano Wanda e Fabrizia, sottolineando come la vicinanza tra queste due realtà non sia solo una questione geografica, ma una pratica quotidiana di supporto, di cura, di piccoli e grandi gesti reciproci.
PAOLO E ANGELA
Taberna Artis
Taberna Artis esiste da trentacinque anni. Si trova anche lei in via Aggiunti, al numero 35, e con CasermArchelogica, oltre alla strada, condivide il senso di un tempo libero e senza padroni, la cura verso i luoghi e le cose che a quei luoghi appartengono. È un laboratorio di restauro e decorazione unico nel suo genere, in cui tutto è rigorosamente fatto a mano, e gli unici attrezzi elettrici sono un phon e un seghetto alternativo. Tutto il resto è sapere artigianale, talento umano: quello di Paolo, figlio del fondatore, che lavora lì da sempre, e di Angela, decoratrice raffinata, che è lì da più di vent’anni e segue tutti i progetti in corso. Arredi per alberghi, relais, ma anche privati, ritratti, insegne e vetrine per negozi, oggetti per sfilate e allestimenti museali. Da Taberna Artis il tempo non si è fermato, ma scorre diversamente, libero da logiche produttive e dai diktat del onnipresente merchandising culturale. « A volte i posti ricchi di storia come Sansepolcro corrono il rischio di puntare tutto sul folklore, sul cliché della Toscana vista e sognata dai turisti», racconta Paolo. « Noi, come del resto anche CasermArcheologica, abbiamo fatto una scelta diversa. Anche lavoriamo molto con l’estero, ma restiamo una realtà autentica e indipendente. L’eredità che ci viene dalla storia del borgo fa parte di noi, ma non viviamo nel passato: trasportiamo la tradizione nel presente, cercando di migliorare quello che c’è oggi, di vivere nel presente di proiettarci in quello che sarà. Non è sempre semplice, da queste parti: un esempio su tutti, piccolo ma significativo: quando per una delle due insegne ho scelto la scritta in inglese « decoro & design lab », molti hanno storto il naso, come se questo fosse una specie di tradimento di un’intoccabile eredità. » Insomma anche l’antico ha bisogno di futuro: è questa la grande lezione che si impara varcando la soglia di posti come questo.
SANDRA
Sandra è nata e cresciuta a Firenze. Ha scelto, come lei stessa racconta, di « insepolcrarsi » ormai più di vent’anni fa. Ha comprato casa nel centro storico nel 2000, e da allora vive lì, in un grande appartamento affacciato sui tetti. Insegnante di yoga, femminista, ostetrica, libraia, mamma di tre figli, che ha cresciuto nel borgo e ora vivono a Bruxelles, all’Elba e a Ravenna: Sandra ha vissuto molte vite, ed è una di quelle persone che custodiscono e rilasciano ininterrottamente energia, con cui basta scambiare quattro parole per avere l’impressione di conoscerla da sempre. La libreria « Del frattempo », che ha fondato insieme ad altre due socie nel 2008, è ancora oggi l’unica del borgo. Affitta ai turisti una delle stanze vuote della sua grande casa, e insegna yoga in una soffitta all’ultimo piano del palazzo in cui abita. I pro e i contro della dimensione provinciale, Sandra li ha vissuti in prima persona. Sa come i grandi progetti possano a volte, nelle piccole realtà, scontrarsi con mentalità ristrette, e come gli orizzonti vasti non siano un punto di partenza, ma di arrivo. Quando parla di CasermArcheologica lo fa con l’entusiasmo e l’umiltà di chi ama insegnare tanto quanto ama imparare, che sa riconoscere le forze dei luoghi e perfino certe loro malìe: « Sansepolcro è un posto su cui aleggia qualcosa di sacro, chi come me vive qui da tanti anni, ma anche a volte chi la scopre da turista, lo sa: c’è una specie di « tassello di Pietro » che pervade lo spazio e scorre come lava sottotraccia. I luoghi come CasermArcheologica sono, credo, protetti da questa energia, si trovano a nascere e a evolvere all’interno di un centro gravitazionale che pulsa e permane. A suo modo anche della Francesca fu un visionario, proprio come lo sono oggi Ilaria e Laura e le persone che lavorano con loro ogni giorno. »
ALESSIA
Il Fiorentino
Fondato nel 1807 da un funzionario napoleonico che sognava un po’ di Parigi in Toscana, il Fiorentino è uno dei locali storici di Sansepolcro, e uno dei migliori ristoranti della città. È ristorante locanda (a lui si affianca l’attigua locanda del Giglio), e la famiglia Uccellini lo ha preso in gestione ormai una cinquantina d’anni fa. Quindici anni fa, Alessia Uccellini ha lasciato Firenze e gli Uffizi, dove lavorava come architetto per gli allestimenti museali, per rientrare a Sansepolcro e occuparsi del ristorante e del suo rilancio. Una scelta sofferta, soprattutto all’inizio, ma di buttare al vento duecento anni di storia lei proprio non se l’è sentita. È diventata chef e, oltre a occuparsi della gestione quotidiana del ristorante, grazie a un master un turismo enogastronomico (ma soprattutto a una tenacia e a un’inventiva senza pari), ha deciso di dedicarsi ai banchetti rinascimentali. Ha studiato i quadri di Piero della Francesca e di altri contemporanei, li ha osservati nel dettaglio e ha ricostruito ingredienti, pietanze e ricette dell’epoca. Si è inoltre diplomata come sommelier, come degustatrice d’olio e esperta di champagne. Ha scritto libri di ricette in cui la storia dell’arte e la cucina sono una cosa sola, partecipato a progetti per la televisione e per il cinema, ed è diventata mamma di quattro figlie. Conosce, frequenta e supporta CasermArcheologica dal primo giorno. La descrive come un posto coraggioso e indispensabile, unico non solo per il borgo, ma per l’intero territorio. E aggiunge: « Qualunque cosa s’inventino lì dentro, io ci sono. Qualunque. » Poi, con grazia indaffarata, torna al suo lavoro.
«Facce da caserma» sono anche quelle dei ragazzi, che abbiamo iniziato a conoscere dal primo giorno della nostra residenza e abbiamo continuato a scoprire a ogni nuova tappa. Ognuno con una storia, finito lì per una ragione, per un motivo o anche solo per una sua casualità. Molti di loro avevano partecipato alla costruzione della torre, e nelle settimane successive hanno lavorato alla costruzione di altre architetture in cartone, pensate per decorare gli spazi interi di Caserma. Loggiati, archi, torrette e guglie, che si integrano talmente bene all’ambiente circostante che verrebbe da pensare che siano sempre state lì. Strutture sempre effimere, destinate anche loro a scomparire un giorno. Ma per adesso sono lì, a scrivere un pezzo della storia di questo posto in cui in cui ogni cosa sembra o diventa possibile.