Archilettura

 

Il mio viaggio è alla ricerca di qualcosa.

Dal punto di partenza, tutto è connesso.

Ne ho tanti d’inizi, di capitoli, di paragrafi, e ciascuno è concatenato a quello successivo.

Diapositive non scattate: la nascita, la fuga, la perdita, l’adolescenza, la riabilitazione, l’accettazione, il tradimento, la riconciliazione, la partenza.

Ogni scatto ha un luogo, dei personaggi, un copione, delle battute e qualche colpo di scena.

Tanti gli scenari.

Parto dalla Jugoslavia per vivere quindici traslochi: dalle mura del borgo, alla roccaforte di Urbino, passando per la costa romagnola, fino alla città del Rinascimento.

A intervalli di tempo, ho passeggiato sui pavimenti di marmo bianco in Montenegro, in Boznia ho ripercorso gli antichi passi dei miei avi nel villaggio di casette di legno costeggiato da alberi secolari, lì è situato il cimitero dove sono incise con il mio cognome le lapidi di intere generazioni. 

 

Ritagliavo la carta e costruivo i miei calendari, ci scrivevo sopra il passato; certe date sono impresse nella memoria, certi eventi sono ancora vivi.

Castelli galleggianti,

arrampicate sugli specchi,

bugie compulsive,

nascondigli fuorilegge.

Ho mangiato tante cucine, assaggiato tante tradizioni; ricordo di tavole vissute, di festività inventate per far baldoria, di cenette fatte di avanzi, del pranzo della mamma al ritorno dalla scuola, dei peperoni ripieni con amore e paprika della nonna, delle tracannate di birra con gli amici…

…salite di Ferragosto,

scrutare dopo le giornate di pioggia al di là dell’Adriatico,

galoppate sui cammelli agli inizi del deserto africano,

colazioni con i “croissants du chocolà” a Parigi, in famiglia,

viaggi in nave con il mare mosso,

giornate di volo sospese nel vuoto, quando di notte guardando dall’oblò del finestrino si scorgeva la linea rossa illuminata che delimita l’India.

Ora sono qui, in un paese-continente, la nuova America del XXI secolo, dove tutto è illuminato a led e i grattacieli sono opere d’arte, dove i ragazzi fino al diploma indossano la divisa scolastica coi calzettoni pure d’estate, dove i marciapiedi sono puliti, i muri non vengono sbombolettati e fino a due anni fa in alcune circostanze era legale uccidere gli omosessuali. Perché il diverso fa paura ovunque, lontano e vicino, fuori e dentro di noi.

Siamo educati a dividere le cose, a inserirle nei grafici, insiemi di insiemi di insiemi, a pesare le parole, a cercare di codificare il mondo intero. L’archilettura è dello Spirito ed io voglio allora tentare di scomporre il puzzle fatto di migliaia di pezzi che mi hanno costruito, lasciarmi alle spalle e demolire ciò che concretamente è stato edificato da abili architetti del pensiero, che non hanno seguito il foglietto delle istruzioni e non hanno calcolato i rischi del mestiere.

Ogni tanto tornare a quella che chiamo casa, a questa raccolta di parole, la libertà che mi resta.

Nessuno sa come finisce la storia. Nella prossima vorrei rinascere gatto.