Siamo la mappa e il territorio | attraversare il paesaggio
a cura di CasermArcheologica
14 Gennaio 2018 – 8 Aprile 2018
Artisti: Veronica Azzinari, Paolo Buzzi, Paolo Cavinato
L’annuale appuntamento di incontri con gli artisti, giunto alla sua VII° edizione, nel 2018 è stato sviluppato in varie fasi: inaugurazione della mostra, incontri con il pubblico, laboratori con gli studenti.
La mostra, inaugurata il 14 gennaio 2018, ha ruotato attorno ai vari significati che possiamo dare al Paesaggio, richiamando la riflessione sulle infinite sfumature dei modi che abbiamo di attraversare i luoghi, fisici o interiori, che si trasformano al nostro passaggio.
Siamo la mappa e il territorio, è questa la frase da cui ha preso spunto il percorso della mostra e i laboratori che hanno coinvolto alcune classi del Liceo Città di Piero, per soffermarci a riflettere su come il territorio si trasforma in base al nostro modo di attraversarlo, guardarlo e renderlo appropriato o meno, alle nostre esigenze.
Gli artisti ospitati, hanno dunque proposto la loro modalità di attraversamento, frantumando l’idea stereotipata dell’immagine di paesaggio fotografico come un corpo esterno a noi stessi.
Il territorio è dunque uno spazio esteso da esplorare utilizzando le più variegate possibilità di sguardo, ma è anche uno spazio che si estende e si trasforma nelle modalità che attuiamo nel metterci in relazione con lui.
“Per avere qualche speranza di essere noi stessi, dobbiamo avere molti luoghi dentro di noi. Questo pensiero di Jean Bertrand Pontalis ci insegna due cose: una è che la nostra storia e la nostra psiche sono anche una geografia: siamo inseparabili dai nostri luoghi, per amore o per rancore. L’altra è che il nostro luogo non è mai uno solo. “ (Vittorio Lingiardi – Mindscapes)
Il tema del Luogo e di come questo possa mutare in base al nostro modo di percorrerlo, è anche il perno sul quale il progetto di rigenerazione urbana di Casermarcheologica, fa ruotare la sua direzione.
Non è un caso intatti che la riflessione suggerita con questa mostra, riguarda soprattutto come sia necessario oggi più che mai, riconoscere le identità delle storie dei nostri luoghi, per definire le pratiche che possano trovare risposte lungo un percorso in continua e lenta evoluzione, tramite l’ascolto e lo sguardo.
Ed è proprio consegnando agli artisti le sale di Caserma, che è stato possibile attraversare tre modalità intime di attraversamento.
Nella prima sala Paolo Buzzi, ci ha consegnato un paesaggio interiore nel quale, restituendoci alcuni oggetti del nostro quotidiano “imbiancati” di una visione onirica, eterea ed elegante, è stato possibile riconoscere gli elementi che ci uniscono al nostro mondo psichico, ricreando lo spazio fisico del sogno.
Veronica Azzinari, attraversa i paesaggi tracciati dal bosco e ne raccoglie alcune tracce: rami, piante, funghi, muschi e licheni, sono gli elementi protagonisti delle sue varie serie di incisioni ed acqueforti che delicatamente si ricompongono sulle carte create dall’artista stessa, come se fossero delle mappe antiche, frastagliate e irregolari, ritrovate dentro chissà quale scrigno segreto.
Nell’ultima sala, o come ci piace definirla, la sala della Fenice, Paolo Cavinato ha ricostruito la sua immagine di “città ideale”. Ispirandosi ai grandi maestri del 400, da Piero della Francesca, Andrea Mantegna, Giotto o Masaccio, lo spazio pittorico nel suo tentativo di farsi prospettiva, diventa spazio fisico e tridimensionale. L’opera Hands, attraverso un gioco di riflessi e componimenti prospettici, ci immerge in quell’idea di paesaggio urbano che ancòra le sue radici nella storia quattrocentesca italiana, ma che allo stesso tempo ci colloca in maniera più consapevole, dentro la nostra città contemporanea.
Ilaria Margutti – Laura Caruso