Deserto.
Camminando alla ricerca.
Un passo alla volta, girando in cerchio, e in mezzo al cerchio ci sei sempre tu.
Voglia di correre, saltare, urlando in mezzo ai boschi di querce e betulle, cercando l’equilibrio tra le rocce di un ruscello, per gioire al tuffo ghiacciato in una cascata all’imbrunire dell’estate.
La sabbia tra i piedi, stesa su una spiaggia, da sola a guardare le stelle e respirare, con il cullare delle onde che confondono, circondata da un immenso mare scuro che riflette il vibrante bagliore della luna.
Cammini su un marciapiede di una città illuminata a led, guardi a destra e vedi una sagoma dormiente dall’altro lato, guardi a sinistra e vedi anime perse che giocano a ruoli che non ti appartengono.
Sei in cima ad una scala, sopra di te un telo che protegge dai forti raggi del sole il frutto del peccato, tutto intorno un esteso campo di alberi, vedi qualche uccello riuscire a passare la frontiera sopra la tua testa per beccare un po’ di bruchi. Alle tue orecchie sono appoggiate le cuffie, ascolti un libro narrato, tra pochi metri arriverai alla bottiglia d’acqua che hai lanciato prima e ti concederai una breve pausa. Devi spostare le scale ancora tre volte. E ci arriverai.
Dopo due settimane di ritorno dai tropici trovi un lavoro, la sera torni a casa che puzzi come una pattumiera, ma ti diverti, ascolti per la prima volta musica nepalese, ti senti come in una classe di soli immigrati.
Sai però che una notte resterai sveglia, scriverai, non più nostalgica come prima, perché prima avevi voglia di tornare, ora hai solo voglia di andare.
Deserto.
È sempre intorno a te, ogni tanto te lo ricorda che non ti puoi fermare.