in Algeria da tempi immemori fu fondata e battezzata Bugia, una città senza mura ne porte, oasi nel deserto, dove gli abitanti si compiacciono di essere nati lì per sorte.
tra i mercati, le botteghe e le antiche stradine galoppa una diceria. è da antichi tempi che ha origine e si tramanda questo racconto. non è ne mito ne leggenda perché la diceria nella realtà ha un raffronto. la si insegna fin da bambini, ai figli soli o gemellini, nelle piccole orecchie dentro comode fasce si sussura:
piccino mio non fare mai il birbante, il segno bianco si vedrà sulle punte di diamante, una macchiolina bianca si colorerá oltre alla mezzaluna di Allah, se dalla tua piccola bocca scaturirá il falso nessuno mai più ti aiuterà e lontano, in esilio dai tuoi cari la tua vita finirà.
Bugia con il passare dei secoli e dei millenni non crebbe mai, ma neppure di sabbia finirono ricoperti i suoi solai.
grazie alla sua fama solo pochi oltre ai nativi decidesero di avventurarvicisi, una manciata di ambulanti e circensi si recano nelle agorá per vendere preziose merci e offrire bellissimi spettacoli ai cuori dei suoi abitanti che con gioia e meraviglia ristora la loro curiosità.
mai è stata donata la grazia, nemmeno al figlio di un antico re. ne la furbizia ne la pietà per la tenera età del traditore all’onestá hanno mai prevalso. la legge della diceria ha sempre vinto sul falso a Bugia, nella calda Algeria.
“pensa, prima di sparare pensa. fabrizio moro “
pensa, prima di sparare il falso pensa
io capisco che siamo esseri umani, che siamo vigliacchi e cattivi, traditori e mercenari di noi stessi per idoli ai quali ci immortaliamo e che vogliamo raggiungere: potere, fama, denaro… paura di perdere tutto quello che con disonesta ognuno di noi ha costruito, perché si, ognuno di noi ha mentito nella sua vita. se c’è qualcuno che non ha mai detto una bugia per pararsi da una scomoda situazione, per scherzo o per non far soffrire si faccia avanti. noi mentiamo a volte pensando che stiamo facendo il bene di qualcun altro, per non fargli vivere e vedere la realtà dei fatti. si ha paura di terrorizzare un bambino con la verità che ci circonda e invece lo si annega di giochi falsi, immagini irreali, schermi che proiettano orrori virtuali, animali stilizzati parlanti e supereroi insani. questa è solo la mia opinione, forse pure di qualcun altro. è immaginario il racconto di prima, ma vorrei tracciare una linea di barriera tra ciò che è falso come un cartone animato o un video game con ciò che è immaginario come un libro, un quadro e il teatro. in questa fantasiosa città non è che non accadono crimini e reati ma ognuno paga ed è responsabile delle proprie scelte, non mente, le affronta. è questo il coraggio che manca oggi. chissà chi e perché avrà mentito la prima volta?