Palazzo Muglioni accompagna la storia della Città di Sansepolcro dal 1536, allora dimora nobiliare. L’ultima nobildonna che ha abitato in questo palazzo, Minerva Muglioni, teneva qui salotti culturali. Una parte dell’edificio è stata la prima sede della Buitoni, azienda che costituisce ancora oggi uno degli assi portanti dell’economia locale. Successivamente il palazzo è diventato Caserma dei Carabinieri e, a fine anni ’80, è stato adattato a succursale scolastica; poi un lungo silenzio.
Nel 2013, alcuni studenti del Liceo “Città di Piero”, insieme a Ilaria Margutti – la loro insegnante – entrano per la prima volta in questo luogo dall’atmosfera decadente e affascinante. Lo ripuliscono da strati di polvere accumulatisi in 30 anni di inutilizzo e cominciano a organizzare mostre d’arte contemporanea, concerti, attività, in uno straordinario movimento dal basso che attrae una comunità intergenerazionale e proattiva.
Alla fine del 2015 quel movimento spontaneo s’interrompe. I Vigili del Fuoco rilevano l’inagibilità del palazzo a causa dell’impianto elettrico inadeguato e per diversi mesi sembra impossibile poter reperire i fondi per sanare le criticità. Oggi diciamo che quel verbale è stato la più grande opportunità per CasermArcheologica. Ci ha costretti a fermare il movimento spontaneo ed estemporaneo e alzare lo sguardo oltre la crisi di quel momento, progettando nel medio/lungo periodo, mettendo a sistema i bisogni e i desideri maturati, in un’ottica di sostenibilità.
A settembre 2016, dopo una lunga fase di progettazione, l’Associazione ha vinto il bando Culturability, promosso da Fondazione Unipolis, che ci ha dato i primi fondi per avviare i lavori. Grazie alla vittoria del bando e ad altre risorse provenienti dal nostro territorio, con l’aiuto dell’Architetto Monica Gnaldi Coleschi (Studio Idea+), della Ditta Pecorelli e di tutti gli artigiani che si sono affezionati al progetto, abbiamo potuto riaprire lo spazio il 9 luglio 2017 con la mostra Agibile.
Grazie a Culturability siamo entrati in contatto con un sorprendente circuito che in questi anni si sta sviluppando intorno a luoghi abbandonati, spazi sottoutilizzati che diventano luoghi di promozione e produzione culturale, di sperimentazione di modelli d’impresa, di inclusione sociale, di attivazione di cittadinanza intorno ai beni pubblici. Si tratta di un dibattito critico e di pratiche concrete che vedono in campo architetti, urbanisti, artisti, giuristi, associazioni, singole persone, esperti in economia e in politiche sociali: sono policy makers, professionisti dai profili ibridi che agiscono sulle dinamiche locali, costruendo reti lunghe e progettualità di ampio respiro, creando ponti tra le dimensioni informali e le esigenze normative e istituzionali, in continuo e frequente scambio, tentando di essere ciascuno acceleratore per altre esperienze.
A settembre 2016, dopo una lunga fase di progettazione, l’Associazione ha vinto il bando Culturability, promosso da Fondazione Unipolis, che ci ha dato i primi fondi per avviare i lavori. Grazie alla vittoria del bando e ad altre risorse provenienti dal nostro territorio, con l’aiuto dell’Architetto Monica Gnaldi Coleschi (Studio Idea+), della Ditta Pecorelli e di tutti gli artigiani che si sono affezionati al progetto, abbiamo potuto riaprire lo spazio il 9 luglio 2017 con la mostra Agibile.
Grazie a Culturability siamo entrati in contatto con un sorprendente circuito che in questi anni si sta sviluppando intorno a luoghi abbandonati, spazi sottoutilizzati che diventano luoghi di promozione e produzione culturale, di sperimentazione di modelli d’impresa, di inclusione sociale, di attivazione di cittadinanza intorno ai beni pubblici. Si tratta di un dibattito critico e di pratiche concrete che vedono in campo architetti, urbanisti, artisti, giuristi, associazioni, singole persone, esperti in economia e in politiche sociali: sono policy makers, professionisti dai profili ibridi che agiscono sulle dinamiche locali, costruendo reti lunghe e progettualità di ampio respiro, creando ponti tra le dimensioni informali e le esigenze normative e istituzionali, in continuo e frequente scambio, tentando di essere ciascuno acceleratore per altre esperienze.
Da allora, negli anni abbiamo potuto accedere a numerosi altri programmi dedicati alla Rigenerazione Urbana, promossi da Enti pubblici e privati.
In particolare, un ruolo essenziale lo svolge la Fondazione CR Firenze, che sostiene CasermArcheologica attraverso bandi dedicati (Spazi Attivi) e contributi ordinari dedicati alle attività culturali.
CasermArcheologica, insieme a tante altre storie di rigenerazione urbana in Italia, mostra che esistono almeno due generazioni di persone che hanno desiderio e capacità per ripartire dal patrimonio artistico trascurato e dal capitale umano, per creare valore intorno a questi beni. È un processo di crescita progressiva, progetto per progetto, stanza per stanza, in una continua ricerca di senso, condivisa con la comunità. Gli spazi della ex Caserma, la sua storia e le sue crepe, testimoni della stratificazione del tempo, ci ispirano e ci guidano in un lavoro dentro e fuori le sue mura.
Quotidianamente ci interroghiamo su chi abiterà questi luoghi, la Valtiberina, tra cinque anni, che desideri avremo e che lavori faremo. Nel porre e nel condividere queste domande, che sentiamo le più urgenti da fare al nostro tempo, agiamo sulle direttrici cultura e lavoro, in un flusso continuo di pratiche e allo stesso tempo di traduzione in consapevolezza, perché le attività di Caserma potranno anche interrompersi, ma il pensiero potrà sempre essere generativo oltre noi stessi e oltre l’esperienza straordinaria che CasermArcheologica ci sta regalando.
Laura Caruso e Ilaria Margutti
CasermArcheologica, insieme a tante altre storie di rigenerazione urbana in Italia, mostra che esistono almeno due generazioni di persone che hanno desiderio e capacità per ripartire dal patrimonio artistico trascurato e dal capitale umano, per creare valore intorno a questi beni. È un processo di crescita progressiva, progetto per progetto, stanza per stanza, in una continua ricerca di senso, condivisa con la comunità. Gli spazi della ex Caserma, la sua storia e le sue crepe, testimoni della stratificazione del tempo, ci ispirano e ci guidano in un lavoro dentro e fuori le sue mura.
Quotidianamente ci interroghiamo su chi abiterà questi luoghi, la Valtiberina, tra cinque anni, che desideri avremo e che lavori faremo. Nel porre e nel condividere queste domande, che sentiamo le più urgenti da fare al nostro tempo, agiamo sulle direttrici cultura e lavoro, in un flusso continuo di pratiche e allo stesso tempo di traduzione in consapevolezza, perché le attività di Caserma potranno anche interrompersi, ma il pensiero potrà sempre essere generativo oltre noi stessi e oltre l’esperienza straordinaria che CasermArcheologica ci sta regalando.
Laura Caruso e Ilaria Margutti
Associazione CasermArchelogica. I 9 soci fondatori:
Ilaria Margutti (1971) insegnante e artista, Laura Caruso (1979) project manager, Luca Giovagnoli (1980) tecnico, Monica Gnaldi Coleschi (1975) architetto, Saverio Verini (1985) curatore, Giulia Grassini (1990) esperta gestione museale, Marco Mercati (1986), commerciante e artista, Roberta Panichi (1985) attività didattiche, Giacomo Calli (1987) fonico.
Rinnovo direttivo Novembre 2021
Ilaria Margutti (1971) Presidente
Ruben Marzà (1993)
Andrea Marsili (1998)
Lucia Scartoni (1998)
Gianmarco Foni (2002)
Cecilia Colagiovani (2002)
Giulia Bilancetti (1988)